Perché il Parkinson è due volte più comune negli uomini che nelle donne? All’evidenza epidemiologica tenta di rispondere uno studio dell’Istituto per l’Immunologia di La Jolla (LJI), in California, pubblicato su The Journal of Clinical Investigation. E l’idea degli scienziati californiani è che tutto sia legato al sistema immunitario e a una proteina nelle cellule cerebrali che non solo sarebbe responsabile dell’esordio della malattia ma che spiegherebbe anche perché il Parkinson – la seconda più comune malattia neurodegenerativa – colpisce più i maschi delle femmine.
I ricercatori, che da anni studiano la malattia, hanno individuato evidenze sempre maggiori che correlano il ruolo del sistema autoimmune alla comparsa del Parkinson. Nell’ultimo studio un passo in più: la proteina PINK1 sembra riuscire a evidenziare alcune cellule cerebrali rendendole bersaglio dell’attacco delle cellule immunitarie.
La proteina PINK1 aiuta le cellule cerebrali a regolare i mitocondri, le centrali energetiche delle cellule. I ricercatori hanno scoperto che alcuni malati di Parkinson hanno le cellule T che per errore contrassegnano la PINK1 come un bersaglio, una sorta di bandiera rossa, contribuendo all’infiammazione e alla morte delle cellule cerebrali.
Questo nuovo studio spiega anche perché il Parkinson è due volte più comune negli uomini rispetto alle donne. Gli scienziati del LJI – infatti – hanno scoperto che i maschi malati di Parkinson avevano un aumento maggiore di sei volte di cellule T specifiche per PINK1, rispetto ai maschi sani partecipanti allo studio. Le donne malate di Parkinson avevano invece un aumento di solo lo 0,7 rispetto alle donne sane che partecipavano allo studio.
Ma PINK1 non è l’unico importante bersaglio delle cellule T, o antigene, in pazienti con Parkinson. Ricerche precedenti condotte sempre dal team di Sette e Lindestam Arlehamn hanno infatti dimostrato che molti malati di Parkinson hanno cellule immunitarie che hanno come obiettivo una proteina chiamata alfa-sinucleina. La risposta delle cellule immunitarie era comunque collegate a infiammazione cerebrale e comparsa di malattia di Parkinson. Non tutti i pazienti però hanno questa risposta all’alfa-sinucleina, per questo i ricercatori LJI hanno intensificato la ricerca per altri antigeni che potrebbero essere coinvolti.
Fonte: La Repubblica