L’analisi dei lipidi potrebbe predire l’insorgenza di complicazioni legate all’obesità nei bambini, come diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari ed epatiche, e permettere di mettere in atto azioni preventive per evitarle. Lo dimostra uno studio pubblicato su Nature Medicine e condotto dai ricercatori del King’s College London che ha messo in luce una relazione tra i lipidi e le malattie che colpiscono il metabolismo nei bambini.

I risultati identificano nuove molecole lipidiche che contribuiscono ai rischi per la salute, ma che non sono correlate solo al peso del bambino. Secondo i ricercatori dunque, utilizzando macchinari già presenti negli ospedali per analizzare il plasma sanguigno nei neonati, tramite questo nuovo esame del sangue basato sui lipidi, i medici potrebbero individuare più rapidamente i primi segni di malattia nei bambini, consentendo loro di accedere al trattamento adeguato.

Un nuovo modo di valutare il rischio

I lipidi presenti nel sangue sono classificati in colesterolo buono o cattivo, o trigliceridi e sono i più comuni nel corpo umano. Tuttavia, studi recenti dello stesso gruppo di scienziati hanno suggerito che la situazione è più complessa. Utilizzando la spettrometria di massa, infatti, hanno scoperto che i tipi di lipidi presenti nel corpo sono migliaia, ciascuno con funzioni distinte.

“Per decenni, gli scienziati hanno fatto affidamento su un sistema di classificazione dei lipidi che li suddivide in colesterolo buono e cattivo – spiega Cristina Legido-Quigley, capo del gruppo di Medicina dei Sistemi presso il King’s College London e autrice principale dello studio – ma ora, con un semplice esame del sangue, possiamo valutare una gamma molto più ampia di molecole lipidiche che potrebbero servire come segni di allarme precoce per le malattie. In futuro, questo potrebbe rappresentare un modo completamente nuovo di valutare il rischio personale di malattie e, studiando come modificare le molecole lipidiche nel corpo, potremmo persino prevenire del tutto le malattie metaboliche come il diabete”.

La relazione tra lipidi e diabete

I ricercatori hanno quindi analizzato il lipidoma periferico in 958 bambini e adolescenti con sovrappeso o obesità e 373 con peso normale. Successivamente, 186 bambini e adolescenti sono stati sottoposti per un anno, in un contesto clinico, al modello “Holbaek”, un intervento personalizzato sullo stile di vita per le persone con obesità, basato sulla famiglia, per valutare gli effetti della gestione dell’obesità

Spiegano i ricercatori: “Utilizzando la lipidomica basata sulla spettrometria di massa, abbiamo riscontrato un aumento delle ceramidi, insieme a una diminuzione dei lisofosfolipidi e degli acidi grassi omega-3 nel metabolismo legato all’obesità. Le ceramidi, le fosfatidiletanolamine e le fosfatidilinositoli erano associate alla resistenza all’insulina e al rischio cardiometabolico, mentre le sfingomieline mostravano associazioni inverse. Inoltre, un pannello di tre lipidi ha predetto la steatosi epatica con la stessa efficacia degli enzimi epatici. I lipidi hanno mediato parzialmente l’associazione tra obesità e caratteristiche cardiometaboliche. La gestione non farmacologica ha ridotto i livelli di ceramidi, fosfolipidi e trigliceridi, indicando che ridurre il grado di obesità potrebbe parzialmente ripristinare un profilo lipidico sano nei bambini e negli adolescenti”.

Prossimi passi

L’obesità continua a essere un fattore di rischio per condizioni come la steatosi epatica, ma il team spera che i medici possano utilizzare queste misurazioni per trattare i bambini quando sono a rischio, e non solo quando hanno un Bmi leggermente più grande dei loro coetanei.

Conclude Karolina Sulek, che ha partecipato allo studio e ha eseguito l’analisi presso l’Sdcc: “Il riconoscimento precoce dei bambini a rischio di queste malattie potenzialmente letali è cruciale. Lo studio fornisce prove solide della grande necessità di gestire l’obesità e dà ai genitori la fiducia per intervenire nella vita dei loro figli in modo più compassionevole, aiutandoli a perdere peso”.  Il prossimo passo per i ricercatori sarà comprendere come la genetica influisce sui lipidi e cosa ciò significhi per le malattie metaboliche, oltre a capire come questi lipidi possono essere modificati per migliorare la salute.

 

Fonte: Aboutpharma.com