Il sangue è prezioso? Sì e non soltanto per effettuare le trasfusioni salvavita nei pazienti cronici, ma anche come alleato della ricerca scientifica. Un’ulteriore dimostrazione di questo fatto arriva dal Regno Unito, dallo University College di Londra, per la precisione. Qui un team di ricercatori ha condotto uno studio, pubblicato di recente sulla rivista PloS Medicine, che ha dimostrato che un esame del sangue potrebbe favorire la diagnosi di tumore addominale. Capiamo meglio.
Intuire chi sta sviluppando una forma tumorale basandosi soltanto su sintomi vaghi non è un’impresa agevole. Tuttavia, nei soggetti che accusano mal di pancia e gonfiori un semplice test ematologico potrebbe mostrare valori alterati che, a quel punto, rappresenterebbero dei marcatori a tutti gli effetti.
Utilizzando i dati del Clinical Practice Research Datalink (CPRD) del Regno Unito, collegati al National Cancer Registry, alle Hospital Episode Statistics e all’Index of Multiple Deprivation, lo studio di coorte ha coinvolto una popolazione di over 30 che accusava dolore o gonfiore addominale: l’indagine è iniziata a gennaio 2007 e si è conclusa a ottobre 2016. Sono stati calcolati i valori predittivi positivi e negativi (PPV e NPV), la sensibilità e la specificità per la diagnosi di cancro per 19 risultati di esami del sangue anormali che si sono verificati nell’ambito dell’assistenza primaria, entro 3 mesi dalla presentazione di dolore o gonfiore addominale.
Oltre 9mila pazienti (su 425.549) con dolore addominale e più di mille (su 52.321) con gonfiore nella stessa area hanno ricevuto una diagnosi di cancro entro 12 mesi dalla presentazione. Per entrambi i sintomi, sia nei soggetti di sesso maschile sia in quelli di sesso femminile over 60, il PPV per il cancro ha superato la soglia di rischio del 3% utilizzata dal National Institute for Health and Care Excellence del Regno Unito per raccomandare l’intervento urgente di uno specialista. Sono poi stati eseguiti esami del sangue concomitanti in due terzi dei pazienti coinvolti dallo studio ed è emerso che in quelli tra i 30 e i 59 anni diverse anomalie del sangue hanno aggiornato il rischio di cancro oltre la soglia del 3%. Nelle donne tra i 50 e i 59 anni con gonfiore addominale, il rischio di cancro prima dell’esame del sangue, pari all’1,6%, è aumentato rispettivamente: al 10% con ferritina elevata, al 9% con albumina bassa, all’8% con piastrine elevate, al 6% con marker infiammatori elevati e al 4% con anemia.
Rispetto alla valutazione del rischio basata esclusivamente sul sintomo con cui le persone si sono presentate la prima volta, sull’età e sul sesso, per ogni mille pazienti con gonfiore addominale la valutazione che comprende i risultati degli esami del sangue porterebbe a inviare con urgenza 63 pazienti aggiuntivi per sospetta neoplasia e a identificare 3 pazienti oncologici in più.
In conclusione, lo studio lascia messaggi importanti, in particolare in riferimento ai pazienti di sesso maschile e femminile over 60: se alle cure primarie dovessero presentarsi con dolori o gonfiore addominale è bene inviarli a indagini oncologiche urgenti. Tuttavia, un’ulteriore valutazione del cancro dovrebbe essere presa in considerazione anche nei pazienti di età compresa tra i 30 e i 59 anni con anomalie concomitanti negli esami del sangue. Questo approccio può individuare ulteriori soggetti con neoplasie ancora “nascoste” attraverso percorsi accelerati e guidare le strategie di indagine per le diverse sedi tumorali.
Fonte: Avis.it