Le persone a cui è stato diagnosticato il prediabete possono ridurre il rischio di andare incontro a morte e complicazioni di salute correlate alla malattia se ritardano l’insorgenza del diabete anche solo di quattro anni con dieta ed esercizio fisico. La conferma arriva da uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica Plos Medicine da un gruppo di scienziati cinesi e giapponesi.

Il pre-diabete (almeno 4 milioni di italiani sono in questa condizione e altrettanti sono i diabetici) è praticamente l’anticamera del diabete. E poiché accelera la comparsa del diabete, può pure accorciare l’aspettativa di vita: secondo un’indagine pubblicata su The Lancet Diabetes & Endocrinology alla fine del 2023, un pre-diabete giovanile e una diagnosi di diabete di tipo 2 che arrivi entro i 30 anni riducono la speranza di vita di ben 14 anni.

Nel nuovo studio, i ricercatori hanno esaminato i risultati sulla salute di 540 prediabetici che hanno partecipato allo studio originale Da Qing Diabetes Prevention, uno studio condotto nella città di Da Qing in Cina, a partire dal 1986. I partecipanti appartenevano a un gruppo di controllo o a uno dei tre gruppi di intervento sullo stile di vita, che prevedevano di seguire una dieta sana, fare più esercizio fisico o entrambi. Lo studio ha seguito i partecipanti per oltre 30 anni. Il team di scienziati ha determinato il rischio a lungo termine di morte, eventi cardiovascolari, come infarto, ictus o insufficienza cardiaca, e altre complicazioni correlate al diabete per i partecipanti alla sperimentazione.

Gli scienziati hanno scoperto che gli individui che per almeno quattro anni non hanno sviluppato il diabete dopo la diagnosi di ridotta tolleranza al glucosio avevano un rischio significativamente inferiore di morire e di andare incontro a un evento cardiovascolare rispetto a coloro che hanno sviluppato il diabete prima. Questo effetto protettivo non è stato osservato negli individui che sono rimasti non diabetici per una soglia inferiore ai quattro anni. Nel complesso, l’analisi suggerisce che più a lungo una persona prediabetica riesce a ritardare lo sviluppo del diabete, migliori saranno i suoi risultati sanitari a lungo termine.

Le complicanze del diabete sono infatti legate alla durata della malattia: più è lungo il periodo in cui si è esposti alla glicemia più è elevata la probabilità di andare incontro a retinopatia, danni al rene, piede diabetico. Si sapeva che accorciando la durata della malattia di 2-5 anni si guadagna del tempo nei confronti dell’insorgenza di complicanze, oltre al vantaggio in termini di qualità della vita nell’evitare i farmaci. Oggi, con questo nuovo studio si è chiarito che «resistere» al diabete per almeno quattro anni può davvero evitare complicanze gravi.

La dieta è fondamentale per contrastare il pre-diabete, anche perché è uno dei capisaldi per ridurre il grasso addominale che «strozza» gli organi interni ed è particolarmente dannoso per il metabolismo. Uno studio pubblicato su The Lancet Diabetes & Endocrinology ha dimostrato che la glicemia può tornare normale, e il pre-diabete regredire, perdendo il 5 per cento del proprio peso nell’arco di un anno ma soprattutto a livello del girovita: chi dimagrisce altrove, magari dello stesso numero di chili, non ottiene gli stessi positivi risultati perché la resistenza all’insulina da parte dei tessuti rimane elevata. Eliminare il grasso viscerale, stando ai risultati, significa «guarire» dal pre-diabete e interrompere la marcia verso il diabete, tanto che il rischio di ammalarsi si abbatte del 73 per cento. La gestione del peso è indispensabile e deve passare, oltre che dall’alimentazione e da un aumento dell’esercizio fisico: I 30, 40 minuti di camminata almeno cinque giorni a settimana sono il minimo.

Fonte: Corriere.it