In gravidanza, si sa, vi sono molti fattori da tenere sotto controllo come il valore della glicemia, la pressione, l’ormone Beta hCG. Un fattore importante su tutti è il fibrinogeno, una proteina del sangue contenuta nel plasma che viene prodotta dal fegato e, in piccola parte, dal tessuto endoteliale.
In sostanza si tratta di uno dei 13 fattori della coagulazione responsabili della cascata coagulativa. È fondamentale perché interviene tempestivamente in caso di ferite, sanguinamenti, emorragie. Il suo valore è naturalmente più alto in gravidanza perché deve far fronte a bloccare una eccessiva perdita di sangue al momento del parto, sia naturale sia cesareo, ma deve comunque rispettare un range stabilito dagli esperti e assestarsi tra i 400 e i 700 mg/dl (si legge milligrammi per decilitro).
Vediamo meglio cosa accade e cosa fare in caso di valore troppo elevato o al contrario troppo basso. Anche i rimedi naturali possono venirci incontro, primo fra tutti uno stile di vita sano fatto di pasti regolari e ricchi di proteine e sali minerali, lunghe passeggiate, niente fumo, alcol o eccessi.
Valori normali in gravidanza
Di base i valori normali di fibrinogeno in un soggetto sano si aggirano tra i 200 e i 400 mg/dl. Il fibrinogeno però può salire in determinate circostanze: quando si prendono per via orale anticoncezionali di prima generazione, quando si subiscono ustioni e il nostro corpo cerca di tornare a livelli normali, se si soffre di patologie a carico dei reni come nefrite e nefrosi, se si hanno uno o più linfomi, infine in presenza di ferite di grande entità che sono in fase di cicatrizzazione. In gravidanza il discorso cambia perché ovviamente il valore di fibrinogeno è legato a tutti gli scompensi ormonali e cambiamenti fisiologi che avvengono nel corpo di una gestante. Il valore ritenuto normale dagli esperti si aggira tra i 400 e i 700 mg/dl, quindi leggermente più alto. In conclusione una donna in dolce attesa non deve preoccuparsi se attraverso un semplice esame del sangue scopre un livello di fibrinogeno alto durante i nove mesi di gestazione, purché, si badi bene, si rispetti la forbice di cui si è parlato poc’anzi. Ovviamente il valore crescerà progressivamente nel tempo della gravidanza, non avrà un’impennata improvvisa.
Fibrinogeno alto
In caso di fibrinogeno alto in gravidanza occorre consultare immediatamente il proprio ginecologo che sarà in grado di individuare velocemente le cause. Una su tutte ad esempio l’aumento di peso che in alcune donne eccede rispetto “alla tabella” consentita. Esiste una correlazione diretta tra IMC ossia indice di massa corporea e livello di fibrinogeno nel sangue, poiché i due valori aumentano in modo direttamente proporzionale. Anche il fumo, che ovviamente dovrebbe essere bandito in gravidanza, aumenta il livello della glicoproteina, questo perché bronchi e polmoni sono interessati costantemente da un processo infiammatorio.
In ultimo l’età della gestante: tanto più si affronta in età avanzata una gravidanza tanto più si dovrà fare i conti con un livello più elevato di fibrinogeno. Se in gravidanza il fibrinogeno dovesse superare i 700 mg/dl aumenterebbe percettibilmente il rischio di distacco della placenta e ahimè anche di aborto, proprio perché lo stato di salute della placenta lo si valuta dal parametro del fibrinogeno nel sangue. Da qui l’esigenza di un monitoraggio costante attraverso semplici analisi del sangue da eseguire a digiuno.
I rimedi naturali
Uno stile di vita sano e armonico aiuta in tutto, maggiormente in gravidanza al fine di mantenere tutti i valori nella norma. Quindi vediamo i rimedi naturali che abbassano il livello di fibrinogeno: idratazione costante e alimentazione sana, prediligere specie i cibi ricchi di acidi grassi omega-3 e omega-6 come pesce azzurro, salmone, frutta secca e semi oleosi, sì anche a verdura e carni magre, no a pietanze zuccherate e preparati industriali, no anche a carni rosse
Evitare assolutamente di prendere troppo peso e troppo velocemente con la scusa che in gravidanza si mangia per due; se le condizioni fisiche lo consentono e non si deve rispettare il riposo forzato si può fare regolare attività fisica: ovviamente niente di estremo ma sport leggeri come nuoto e yoga o semplicemente delle rigeneranti passeggiate.
I rimedi tradizionali
Se i rimedi naturali non sono sufficienti e la situazione tende a peggiorare, il proprio medico di fiducia può optare per esami più approfonditi come i test di coagulazione e quindi decidere una profilassi farmacologica. Ovviamente in questa sede non ci permetteremo certo di consigliare farmaci in quanto inopportuno da parte nostra. Saranno solo gli esperti che valuteranno caso per caso. Sinteticamente sono due le vie farmacologiche: una orale con anticoagulanti tipo cardioaspirina e una tramite eparina somministrata sottoforma di iniezioni nella regione addominale (per fortuna il farmaco non attraversa la placenta e quindi non arriva al feto). Entrambi i farmaci hanno la funzione di sciogliere i trombi (coaguli) nel sangue.
Fibrinogeno basso
Se i valori di fibrinogeno alto rappresentano un fattore di rischio in gravidanza, lo sono anche i valori eccessivamente bassi, ovvero al di sotto della soglia 250–300 mg/dl. Tra i motivi più comuni troviamo il fattore ereditario e le patologie a livello epatico. Tutte le malattie che attaccano il fegato infatti tendono a ridurre la produzione di fibrinogeno e dunque la sua presenza nel sangue. Quindi prima cosa da fare parlarne con il proprio ginecologo. Conseguenze spiacevoli e gravi per le gestanti l’eclampsia, grave patologia caratterizzata da convulsioni, e la CID ossia la coagulazione intravascolare disseminata caratterizzata dalla presenza di numerosi trombi nel sistema cardiovascolare.
Integratori in gravidanza
Tra gli integratori indispensabili specie nel primo trimestre vi è l’acido folico o vitamina B9. Numerosi studi evidenziano come elevati livelli plasmatici di omocisteina, causa di coaguli nel sangue, migliorino del 25% circa con l’assunzione di vitamine del gruppo B e acido folico per l’appunto. No invece alle compresse a base di curcuma mentre la piccola quantità presente negli alimenti non arreca danni. A causa degli effetti anticoagulanti della curcuma, è necessario prestare attenzione alla somministrazione in presenza di disturbi correlati alla coagulazione del sangue.